EVENTI
Manifestazioni
Inaugurali
dei Ripristinati Organi del Duomo a Mirandola

organo in
cantoria
Venerdì
6 maggio 2005 - Presentazione Libro e Concerto
Sabato 7 maggio 2005 - Convegno Nazionale
Lunedì 16 maggio 2005 - Concerto
Venerdì 20 maggio 2005 - Concerto
Venerdì 27 maggio 2005 - Concerto
Chiesa parrocchiale
di Santa Maria Maggiore
Piazza Conciliazione 1 - Tel. 0535 21018
Mirandola (Modena)
Invito
SCHEDA
DEI LAVORI
Committente
Parrocchia
di Santa Maria Maggiore di Mirandola
Autorizzazione
Soprintendenza
per il Patrimonio Storico Artistico e Etnoantropologico di Modena e
Reggio Emilia
Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio
di Bologna, Modena, Parma, Piacenza e Reggio Emilia
Ufficio Diocesano Beni Culturali Ecclesiastici di Carpi
Carlo Giovannini
- Modena
+ Oscar Mischiati - Bologna
Vincenzo Vandelli - Sassuolo
Ripristino
degli organi
Paolo Tollari
Restauro Organi Storici - Restauro Ligneo e Pittorico Casse
Fossa di Concordia
Ricostruzione
della cantoria
Acea Costruzioni
S.P.A. - Mirandola
La Falegnameria - Novi di Modena
Walter Ganzerli - Mirandola
Guido Pongiluppi - Concordia sulla Secchia
Corrado Prandi - Correggio
Paolo Tollari - Fossa di Concordia
Coordinamento
generale
Don Carlo
Truzzi
Rossana Ferrarini
Nevio Malagoli
Il ripristino
degli organi e della cantoria è stato reso possibile dal contributo
di:
Conferenza
Episcopale Italiana - Fondi 8 per Mille
Ministero
per i Beni e le Attività Culturali
Regione
Emilia-Romagna - Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali
Provincia
di Modena
Fondazione
Cassa di Risparmio di Mirandola
Acea Costruzioni
SpA Mirandola
Cassa di
Risparmio di Mirandola SpA
Banca Popolare
dell'Emilia - Romagna
Unione Industriali
Modena
Vanni Pubblicità
- Mirandola
Le manifestazioni
inaugurali sono state rese possibili da:
Comune di
Mirandola
Dideco
Paolo Tollari
Associazione
Domenico Traeri
Presentazione
E' stato
detto giustamente che "i popoli, che non hanno storia, non hanno
neppure un futuro".
Proprio perchè è una parte non trascurabile della nostra
storia, l'antico organo della nostra parrocchia è stato salvato
da una probabile imminente scomparsa, con l'approvazione di buona parte
della comunità. Di fronte al risultato raggiunto, spero che le
riserve, avanzate a suo tempo da qualcuno, possano rientrare.
Insieme al significato culturale, credo vada non meno apprezzato il
valore specificamente religioso e liturgico di questa operazione di
ripristino: le messe e le altre celebrazioni potranno ora avvalersi
nei due organi di strumenti di alta qualità; in particolare l'organo
"maggiore" Montesanti sulla ricostruita cantoria servirà
per le liturgie solenni e i concerti, mentre l'organo "positivo"
Tollari presso il presbiterio accompagnerà le liturgie ordinarie
e i gruppi giovanili.
Certo ora l'organo non gode più nella liturgia di una condizione
canonica di superiorità. In chiesa può suonare qualunque
genere di strumenti, purchè non siano percepiti come disdicevoli
con la preghiera cristiana e l'ambiente religioso. Questo orientamento
è in accordo con la pluralità di strumenti che la bibbia
stessa conosce. Incoraggiati anche dal talento musicale del re Davide,
"il soave cantore d'Israele" (2 Sam. 23,1), gli ebrei si avvalsero
nei loro riti di vari strumenti musicali: il sofar (corno d'ariete),
la tromba di bronzo o d'argento, la cetra (di Davide), il nevel,
i tamburelli, i cimbali e soprattutto il flauto.
L'organo non ha nulla da temere. La sua storia e la caratteristica "orchestrale"
del suo suono si sposano egregiamente con l'azione e il canto dell'assemblea
dei fedeli, la cui preghiera non può essere altro che una "sinfonia",
un "canto plurimo e concorde" innalzato al Signore.
Naturalmente il suono più bello, che può impreziosire
il dialogo con Dio, è quello della voce umana. Lo attestano non
solo i Salmi dell'Antico Testamento, ma anche precise raccomandazioni
delle lettere apostoliche (Efesini 5,19 e Colossesi 3,16). Dal ripristino
degli antichi organi perciò ci auguriamo possa trarre un bel
vantaggio la lode che la nostra comunità innalza al Signore.
Oltre a tributare un doveroso apprezzamento alla perizia e alla solerzia
dell'organaro restauratore Paolo Tollari, ringraziamo gli Enti con finalità
pubblica e la manciata di parrocchiani che hanno contribuito al finanziamento
dell'opera.
Oggi sono contento di poter dire, grazie a Dio, che non ho sperato invano.
Mirandola, 6 maggio 2005
Sac.
Carlo Truzzi
Parroco di Santa Maria Maggiore |
EDOARDO
BELLOTTI, organista, clavicembalista e musicologo, è tra i più
noti esperti della prassi esecutiva storica, in particolare del Basso
Continuo e dell'Improvvisazione. Insegna Organo e Improvvisazione Liturgica
presso la Musikhochschule di Trossingen (Germania), Cembalo e Basso
Continuo presso la Scuola Musicale Santa Cecilia di Bergamo ed è
docente ospite presso diverse istituzioni musicali ed universitarie
in Europa, Corea, Giappone e Stati Uniti.
All'insegnamento ed alla ricerca musicologica affianca l'attività
concertistica che lo ha portato ad esibirsi nei più importanti
festival internazionali.
Ha effettuato numerose registrazioni per emittenti radiofoniche ed incisioni
discografiche come solista e in collaborazione con gruppi strumentali
e vocali.
Il CORO
"CITTÀ DI MIRANDOLA" ha sede nella Scuola di Musica
"G. Andreoli" e è diretto da Giuliano Vicenzi; attualmente
è composto da una trentina di coristi, non professionisti, accomunati
dalla passione per il canto. Importanti e numerose sono le colaborazioni
artistiche con altri gruppi in Italia e all'estero, in particolare con
la Corale "Giuseppe Verdi" di Ostiglia. Recentemente sono
stati eseguiti concerti lirici negli splendidi ambienti di Villa Pasquali
a Sabbioneta e di Palazzo Te a Mantova. L'attività dell'anno
2002 è stata caratterizzata da alcune rappresentazioni dell'opera
Carmina Burana per cori ed orchestra di Carl Orff, esordendo in diverse
località e partecipando allo spettacolo "Festival 2002 -
Opera in Piazza Grande" di Oderzo con la partecipazione straordinaria
di Katia Ricciarelli. Nel luglio 2003 il Coro è stato ospite
nella città tedesca di Ostfildern gemellata con Mirandola. Nell'intento
di acquisire nuove voci e di garantire una continuità, il coro
ha costituito nel settembre 2003 una sezione di voci bianche che si
è già esibita in diversi appuntamenti natalizi.
GIULIANO
VICENZI, dopo essersi diplomato in Pianoforte presso il Conservatorio
di Musica "G.B. Martini" di Bologna e aver studiato Direzione
di Coro, ha iniziato l'attività concertistica come pianista,
pianista accompagnatore, direttore di coro e d'orchestra in diverse
città italiane ed estere.
Ha collaborato con l'Arena di Verona come direttore e preparatore del
coro voci bianche nelle opere "Otello", "Turandot"
e "Carmen"; nel 2000 ha analogamente lavorato per la "Boheme"
presso il Teatro dell'Opera della città tedesca Friburgo. Ha
curato la preparazione del coro nell'opera "Orfeo all'inferno"
di Offenbach per la RAI. Ha registrato un disco con l'Orchestra della
Radio-Televisione di Zagabria. Da tre anni collabora regolarmente col
tenore Domingo Stasi col quale ha tenuto concerti in diverse località
italiane ed estere.
Venerdì 6 maggio 2005
ore 19.00
Saluto
Don Carlo Truzzi
Parroco di Santa Maria Assunta
ore 19.15
Presentazione del libro
Storia e ripristino degli organi storici del Duomo a
Mirandola curato da P.TOLLARI con contributi di B. ANDREOLLI,
C. GIOVANNINI, S. RODOLFI, P. TOLLARI E C. TRUZZI
Pier Paolo Donati
Docente all'Università di Firenze
ore 21.00 Concerto
Edoardo Bellotti - organo
con la partecipazione del coro polifonico "Città di
Mirandola" diretto da
Giuliano Vicenzi
Girolamo FRESCOBALDI (1583
- 1643)
Capriccio Ut Re Mi
Fa Sol La (1624)
Toccata IV per la Levatione (1627)
Lodovico da VIADANA (1560
- 1627)
Ave Verum da "Cento
Concerti Ecclesiastici" (1602)
Bernardo PASQUINI (1637
- 1710)
Toccata Ottava
Partite diverse di Follia
Autori Vari (secc. XVII
- XVIII)
quattro Corali a 4 voci:
Quanta sete nel mio cuore
Noi canteremo gloria a te
Svegliatevi, una voce ci chiama
O capo insanguinato
(ogni corale è preceduto da un'Intonazione dell'organo)
Giovanni Benedetto PLATTI
(1690 - 1763)
Sonata III in Fa maggiore
(1742)
(non tanto allegro - sarabanda - minuet trio - giga)
Wolfgang Amadeus MOZART
(1756 - 1791)
Ave Verum KV 618
Georg ALBRECHTSBERGER (1736
- 1809)
Fuga sopra Ite Missa
est, Alleluia dall'Op.21 (Vienna ca. 1800)
PARROCCHIA
DI SANTA MARIA ASSUNTA
col patrocinio di
Diocesi di Carpi - Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici
Soprintendenza per il Patrimonio, Storico, Artistico e Etnoantropologico
delle province di Modena e Reggio Emilia
Regione Emilia Romagna - Istituto Beni Artistici Culturali Naturali
Provincia di Modena
Comune di Mirandola
Convegno
Nazionale
RIPRISTINO FILOLOGICO, COLLOCAZIONE ARCHITETTONICA
E IMPIEGO LITURGICO DEGLI ORGANI STORICI
Duomo di Mirandola (Modena)
Sabato 7 maggio 2005
ore 9.15
Saluti
Mons. Elio Tinti
Vescovo di Carpi
Ezio Raimondi
Presidente dell'Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali
della Regione Emilia- Romagna
Emilio Sabattini
Presidente della Provincia di Modena
Luigi Costi
Sindaco del Comune di Mirandola
ore 10.00
Relazioni
Moderatore Pier Paolo Donati
Docente all'Università di Firenze- Direttore della rivista
"Informazione organistica"
"Organi storici
restaurati nelle diocesi italiane con i Fondi 8 per mille della C.E.I."
Don Gilberto Sessantini
Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici - C.E. I.-
Roma
1. SOVVENIRE ALLE NECESSITÀ DELLA CHIESA: UN BREVE EXCURSUS
STORICO
L’organizzazione patrimoniale delle comunità cristiane
ha permesso alla Chiesa di vivere e di far vivere, oltre ad avere
consentito la costituzione di un patrimonio culturale che non ha eguali.
Le fonti di finanziamento delle opere della Chiesa in Italia prima
e dopo la revisione del Concordato (1984/1985)
2.L’OTTO PER MILLE
La quota dell’8xmille dell’Irpef, destinata alla Chiesa
Cattolica e ripartita sulla base del numero di firme dei contribuenti,
è versata dallo Stato alla CEI la quale è tenuta a ripartirla
e a assegnarla per tre finalità:
- esigenze di culto e di pastorale della popolazione;
- interventi caritativi in Italia e nei paesi del Terzo mondo;
- sostentamento del clero.
All’interno della ripartizione per le Esigenze di culto della
popolazione vi è la destinazione per i Beni culturali e artistici.
Tabella I
dati in milioni di euro |
1990 |
1991 |
1992 |
1993 |
1994 |
1995 |
1996 |
1997 |
1998 |
1999 |
2000 |
2001 |
2002 |
2003 |
ASSEGNAZIONI
TOTALI |
210 |
210 |
210 |
303 |
363 |
449 |
751 |
714 |
686 |
755 |
643 |
763 |
910 |
1016 |
ESIGENZE DI CULTO
E PASTORALE |
38 |
56 |
58 |
72 |
86 |
147 |
313 |
322 |
302 |
367 |
233 |
324 |
421 |
422 |
Alle diocesi (culto e pastorale) |
18 |
23 |
23 |
31 |
33 |
46 |
118 |
118 |
118 |
118 |
118 |
134 |
150 |
150 |
Edilizia di culto |
15 |
23 |
26 |
30 |
38 |
65 |
74 |
77 |
74 |
76 |
54 |
83 |
120 |
130 |
Iniziative di rilevo nazionale |
4 |
9 |
9 |
10 |
15 |
36 |
70 |
75 |
69 |
110 |
58 |
81 |
92 |
92 |
Tutela beni culturali ecclesiastici |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
52 |
52 |
41 |
62 |
3 |
26 |
50 |
50 |
INTERVENTI
CARITATIVI |
27 |
45 |
48 |
54 |
65 |
101 |
146 |
146 |
135 |
137 |
126 |
149 |
175 |
185 |
Alle diocesi (per la carità) |
10 |
15 |
15 |
21 |
21 |
31 |
68 |
68 |
68 |
68 |
65 |
69 |
75 |
75 |
Terzo Mondo |
15 |
26 |
28 |
30 |
39 |
65 |
72 |
72 |
62 |
65 |
54 |
65 |
70 |
80 |
Iniziative di rilevo nazionale |
2 |
4 |
4 |
3 |
5 |
5 |
5 |
5 |
4 |
4 |
7 |
15 |
30 |
30 |
SOSTENTAMENTO DEL CLERO |
145 |
108 |
103 |
177 |
212 |
201 |
292 |
246 |
249 |
251 |
284 |
290 |
308 |
329 |
DESTINATI A RISERVA |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
15 |
79 |
Copyright
C.E.I. - Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa
Cattolica 2004
3. IL RESTAURO DEGLI ORGANI A CANNE DI INTERESSE STORICO CON I
FONDI DELL’OTTO PER MILLE
I contributi finanziari per interventi a favore dei beni culturali
si configurano come concorso di spesa nella misura non superiore al
30% della spesa ammissibile, fino ad un massimo di 3 organi per Diocesi.
Non sono ammissibili voci non pertinenti il restauro dello strumento.
Un restauro più critico-analitico che storico-filologico.
Un preventivo di spesa al dettaglio più che forfettario.
4. GLI ORGANI A CANNE DI INTERESSE STORICO RESTAURATI CON I FONDI
DELL’OTTO PER MILLE
Tabella II
Anno |
Numero Diocesi su 227 |
Numero Organi |
Totale |
1998 |
74 |
124 |
€ 1.874.212,00 |
1999 |
65 |
118 |
€ 2.069.420,00 |
2000 |
53 |
75 |
€ 1.180.656,00 |
2001 |
59 |
93 |
€ 1.302.021,00 |
2002 |
58 |
87 |
€ 1.414.043,00 |
2003 |
47 |
75 |
€ 1.206.936,00 |
Totale generale |
|
572 |
€ 9.047.288,00 |
Tabella III
Regione Ecclesiastica |
1998 |
1999 |
2000 |
2001 |
2002 |
2003 |
Totale |
Abruzzo Molise |
3 |
1 |
1 |
5 |
4 |
3 |
17 |
Basilicata |
0 |
2 |
2 |
1 |
0 |
0 |
5 |
Calabria |
1 |
3 |
0 |
1 |
1 |
4 |
10 |
Campania |
6 |
7 |
3 |
4 |
3 |
6 |
29 |
Emilia Romagna |
11 |
19 |
6 |
11 |
8 |
5 |
60 |
Lazio |
6 |
6 |
4 |
6 |
1 |
1 |
24 |
Liguria |
10 |
11 |
8 |
10 |
6 |
5 |
50 |
Lombardia |
17 |
15 |
13 |
16 |
19 |
11 |
91 |
Marche |
13 |
5 |
5 |
4 |
1 |
3 |
31 |
Piemonte |
18 |
9 |
7 |
9 |
12 |
10 |
65 |
Puglia |
12 |
7 |
6 |
6 |
6 |
2 |
39 |
Sardegna |
1 |
2 |
0 |
1 |
0 |
2 |
6 |
Sicilia |
0 |
3 |
6 |
3 |
2 |
3 |
17 |
Toscana |
12 |
7 |
5 |
4 |
7 |
7 |
42 |
Triveneto |
6 |
15 |
6 |
9 |
15 |
11 |
62 |
Umbria |
8 |
6 |
3 |
3 |
2 |
2 |
24 |
Totale |
124 |
118 |
75 |
93 |
87 |
75 |
572 |
5. ALCUNI AUSPICI PER IL FUTURO
Incremento della quota.
Maggior collaborazione tra Enti.
Finanziamento di organi nuovi.
Don Gilberto Sessantini
"Il restauro degli
organi storici in Italia"
Giuseppe Basile
Direttore Beni Artistici e Storici - Istituto Centrale per il Restauro
- Roma
"Catalogazione, tutela
e restauro degli organi storici nelle province di Modena e Reggio
Emilia"
Maria Grazia Bernardini
Soprintendente per il Patrimonio, Storico, Artistico e Etnoantropologico
delle province di Modena e Reggio Emilia
"Recupero di organi
storici nell'originario contesto architettonico mediante il ripristino
delle casse e delle cantorie"
Carla
Enrica Spantigati
Soprintendente per il Patrimonio, Storico, Artistico e Etnoantropologico
del Piemonte
ore 12.45 Pranzo
ore 14.45 Comunicazioni
Moderatore Antonio
Galanti
Organista
della chiesa di San Domenico in San Miniato - Compositore
"Permanente utilità
dell'organo nella liturgia post-conciliare"
Don Carlo Truzzi
Parroco di Santa Maria Assunta
"Repertorio liturgico
del coro polifonico in relazione all'accordatura dell'organo storico"
Giovanni Barzaghi
Direttore dell'Istituto Diocesano di Musica Sacra di Modena - Maestro
di Cappella del Duomo di Monza
Mi è stato chiesto in questa sede di trattare
della questione del “Repertorio liturgico del coro polifonico
in relazione all’accordatura dell’organo storico”.
Nel titolo, che mi piace ,– e che per altro non ho scelto io,
ma mi è stato proposto – ho individuato due spunti degni
di essere usati almeno come premessa alla trattazione che mi pare
si possa fare intorno all’argomento, e che penso di ridurre
a dei semplicissimi consigli pratici. Inoltre mi permetterei di aggiungere
un sostantivo, importante dal Concilio Vaticano II in poi, quando
si tratta di musica nella liturgia. La parola assemblea: nessun
altro ne parla qui, in questi giorni. Il titolo diviene allora il
seguente “Repertorio liturgico dell’assemblea e
del coro polifonico in relazione all’accordatura dell’organo
storico”.
Il primo spunto mi viene dalla relazione del
repertorio all’accordatura dell’organo storico.
Le considerazioni che si possono fare valgono tanto per il repertorio
del coro polifonico, con o senza la partecipazione dell’assemblea,
quanto per il repertorio per organo solo.
Punto di partenza della mia riflessione è un dato di fatto
oggettivo, incontrovertibile, che da solo – per me – basta
a vanificare ogni altra considerazione: mi riferisco alla presenza
di uno strumento storico significativo nella realtà
in cui eventualmente sono chiamato ad operare (altro discorso andrà
fatto per la costruzione di uno strumento nuovo).
Se si tratta del restauro di un organo antico, di qualsiasi epoca,
attributo indispensabile per chi opera credo sia una grande sensibilità.
La sensibilità che si deve possedere per comprendere che è
una fortuna poter disporre di uno strumento storico, recuperato o
ancora recuperabile; una preziosa testimonianza della tradizione musicale,
da salvaguardare ed utilizzare, alla stregua del patrimonio storico
artistico ed architettonico che la Chiesa possiede, valorizza e mantiene
con cura. E – naturalmente - senza modificazione alcuna.
Un lavoro di ripristino e rimessa in efficienza,
quindi, rispettando le caratteristiche originarie del manufatto.
La storia lascia il segno del proprio passaggio attraverso queste
testimonianze.
Nessuno più pensa di modificare ed adattare, ad uno pseudo-gusto
corrente, architetture o opere d’arte del passato. L’eventuale
legittimo desiderio di lasciare traccia ai posteri del nostro passaggio
si può attuare con costruzioni ex- novo, affiancate a ciò
che la storia ci ha tramandato.
Le obiezioni che vengono solitamente fatte sono le stesse, uguali
a quelle fatte a me in anni passati, quando manifestavo l’intenzione
(che poi è divenuta una realtà) di dotare il Duomo di
Monza di uno strumento nuovo, su modello storico rinascimentale (non
era infatti rimasto nulla da restaurare o da affiancare di ciò
che i documenti testimoniano ci fosse in antico); un organo- quindi
- costruito e accordato secondo un temperamento mesotonico puro. Il
desiderio era – tra l’altro – di poter far risuonare
di nuovo in Duomo le sonorità conosciute in passato.
L’obiezione di non poterci eseguire - anche con il coro e con
l’assemblea - il solito tutto, è smontabile dalla
solita risposta: nessuno ormai pensa più che ci sia uno strumento
in grado di riproporre in maniera soddisfacente tutto il repertorio
storico degno di essere ascoltato, con o senza la voce.
Noi a Monza abbiamo optato per una soluzione – molto usata all’estero
- sempre praticabile: costruire più strumenti differenti. Infatti
abbiamo – oltre al mesotonico - altri due organi meccanici più
“moderni”. In aggiunta possiamo fornire il solito organo
elettronico che, utilizzato in attesa della realizzazione degli strumenti
nuovi, è stato lasciato lì per il coretto dei ragazzi,
e che proponiamo agli affezionati del genere.
Anche quando si tratta di costruire uno strumento nuovo rimango dell’idea
che si debbano fare delle scelte su modelli storici: non necessariamente
sulle epoche storiche più “gettonate” e in questi
anni molto battute. Tantomeno sono un fautore ad oltranza dei perfetti
falsi: penso che un progetto sensato non possa prescindere da considerazioni
che emergano dalle singole realtà parrocchiali. Ma comunque,
dopo il fallimento dell’idea dell’organo eclettico, dei
punti di riferimento alla storia devono esserci.
Credo sia soprattutto una questione di competenza
.
La competenza e la conoscenza del repertorio che ti permetta
di capire cosa sia più opportuno ed efficace eseguire sugli
strumenti di cui disponi, magari anche con qualche accorgimento, come
per altro si è fatto in ogni epoca.
L’altra sollecitazione mi viene dalla prima
parte del titolo della mia relazione: “Repertorio liturgico
del coro polifonico….”
Si dà per scontato – quindi – che il coro polifonico
abbia titolo ad esistere, con un repertorio adatto alla liturgia riformata
post-conciliare, all’interno dell’azione liturgica.
Anche in questo caso, purtroppo, i pareri non sono ancora tutti concordi.
Mi permetto di partire citando brevemente alcuni
documenti ufficiali che spianano il terreno, ed aggiungo un autorevole
intervento:
Al n°19. dell’Istruzione Musicam
Sacram, del 1967, della Sacra Congregazione dei Riti,
si legge:
“E’ degno di particolare attenzione, per il servizio
liturgico che svolge, il coro, o cappella musicale o schola cantorum.”
Nell’Ordinamento Generale del Messale
Romano, pubblicato a Roma, nel 2004, al cap.
V è scritto:
La Schola cantorum,…sia collocata in modo da mettere
chiaramente in risalto la sua natura: che essa cioè è
parte della comunità dei fedeli e svolge un suo particolare
ufficio;… .
Ancora, nel Convegno “Una fede da cantare”,
tenutosi a Milano nel 1993, Mons. Alessandro Gandini,
attuale parroco appunto del Duomo di Milano, cercando di sintetizzare
in maniera rapida, semplice, ma esaustiva, il pensiero della Chiesa
Universale, alla luce di tutti i documenti pubblicati dal Concilio
Vaticano II in poi sulla questione della musica per la liturgia, in
merito al canto e ai cori, così si esprime:
“…la istituzione di una Schola cantorum non è
un lusso ma una necessità, e pertanto non facoltativa come
alcuni immaginano. La retta celebrazione che si svolge in pienezza,
sia per le ribadite ragioni simboliche sia anche per necessità
pratiche, reclama un tale ministero.”
E oltre:
La Schola, porzione musicalmente eletta dell’Assemblea,-
e qui vengono delle indicazioni chiare e pratiche – 1.
in essa si lascia integrare, 2.…oppure la integra
offrendo il gioco alternante, 3. oppure la amplifica
con sovrapposizioni maestose. E - per finire - …La rappresenta
e poi la edifica con legittime esecuzioni proprie.
Assodata la legittimità della presenza della
Schola, sempre che sappia con competenza quali e quanti spazi deve
animare, e come deve farlo, per parlare del repertorio del coro polifonico
(e dell’assemblea – ribadisco -), conviene fare delle
semplicissime considerazioni tecniche sugli strumenti storici.
La prima, di veloce trattazione, riguarda la pratica
di usare un La di altezza differente, rispetto ai “moderni”,
440 Hz per accordare gli organi.
Mi risulta che la Scuola bolognese fino a tutto l’800 abbia
tenuto il corista intorno ai 330 Hz.
Altro discorso è quando il La 3 è più alto, anche
fino a un tono: 492 Hz. (anche la scuola bolognese più antica
lo ha utilizzato).
Se un’esecuzione abbassata perde in smalto e lucentezza, per
l’assemblea può essere addirittura meglio (entro - ovviamente
- limiti calcolati), l’esecuzione un tono sopra può diventare
impossibile per tutti.
In attesa che qualche geniale inventore metta a punto una diavoleria
elettronica - magari telecomandata –, un comodo e facile traspositore
da applicare ad un Traereri ad un Serassi, o addirittura ad un Antegnati,
in presenza di tali strumenti storici sarà indispensabile fare
quattro calcoli, e magari trasporre qualche brano, purchè in
tonalità idonea (come vedremo tra poco).
Altro discorso, un poco più complesso, riguarda
il temperamento.
L’organo Maggiore restaurato qui a Mirandola, esibisce caratteristiche
comuni a molti strumenti italiani costruiti fino alla fine del 1700:
è in Tono medio. Lo stesso Serassi supera la mesotonia o tono
medio solo all’inizio del 1800, e dovremo aspettare la fine
dello stesso secolo per veder affermare anche in Italia il Temperamento
equabile, quel temperamento che – concretamente - permette all’esecutore
di suonare su un medesimo strumento composizioni scritte in tonalità
diversissime tra loro: si pensi alla famosa silloge “Il Clavicembalo
ben temperato” di J.S.Bach.
Su un medesimo clavicembalo si potevano eseguire preludi e fughe in
24 tonalità magg. e min., quando fino ad allora se ne
usavano meno della metà. Lo stesso sistema fornisce al compositore
la base fisica per espandere la sua tecnica compositiva (ed il suo
gusto), e lo mette in condizione di modulare attraverso tutte le tonalità
che costituiscono il nuovo sistema, con un ampliamento delle possibilità
di elaborazione del pensiero musicale.
E’ quindi sul tono medio che baserò
le mie considerazioni.
Nel mesotonico puro, i suoni disponibili sono 12:
7 corrispondenti ai tasti bianchi dello strumento più Fa#,
Do#, Sol#; Si b, Mi b.
Qualche tentativo di ampliare i pochi suoni disponibili viene fatto,
per esempio, con gli strumenti a tasti spezzati: Sol# e Lab; Mib e
Re# realizzati con due tasti sovrapposti. Questi sono macchinosi da
suonare e rari da trovare.
Ma dalla seconda metà del 1600 (in Germania anche prima) e
fino a tutto il 1700, possiamo contare su una tendenza diffusa nel
nostro centro nord (il Sud rimane più rigoroso) a tenere il
tono medio puro solo sui tasti bianchi. Si modificano i cromatici,
rendendo il Mib calante, da usare anche come Re#, ed alzando il Sol#,
così da poterlo usare anche come Lab.
I suoni “buoni” diventano così 14: tutti i tasti
bianche più Fa#, Do#, Sol# (e Re#); Sib, Mib, (e Lab).
La prima attenzione che dobbiamo prestare è nell’uso
delle tonalità di impianto, che comunque sono quelle possibili
all’epoca e per le quali basterà avere lo specchietto
riassuntivo.
Finché il Temperamento equabile – alla fine del 1600
- non aprirà le porte alle 30 tonalità (15 magg. e 15min),
e fintanto che il sistema non verrà recepito ovunque in Europa,
sappiamo di poter usare tonalità maggiori con tre bemolli in
armatura (o chiave), fino a tre diesis (potenzialmente quattro, ma
già sono rare le composizioni con tre #), e - per quelle minori
- fino a tre bemolli. E’ possibile – invece - una sola
tonalità minore con #: mi min.
Di conseguenza, in presenza di composizioni scritte in altre tonalità,
ci comportiamo trasponendo la composizione stessa poco sopra o sotto.
Maggior attenzione va usata – invece - nella
valutazione delle tonicizzazioni e delle modulazioni interne alla
composizione, che devono essere calcolate, così da non incorrere
nella mancanza di suoni idonei. Per le tonicizzazioni, soprattutto
se relative ad uno o due accordi – poi se serve facciamo qualche
esempio - , è possibile eliminare le alterazioni aggiunte.
Per le modulazioni il problema è meno facile da risolvere estemporaneamente:
dopo le dovute considerazioni, il brano deve essere trasposto anche
in questo caso.
Proseguendo, è ora indispensabile scindere
il repertorio dell’assemblea da quello del coro, almeno quando
quest’ultimo canti da solo.
Cosa si esegue normalmente con un’assemblea
liturgica, anche coadiuvata dal coro che – come citato poco
fa - si lascia integrare, oppure la integra offrendo il gioco alternante,
oppure la amplifica con sovrapposizioni maestose?
Ho scorso il Repertorio Nazionale dei canti, sia la vecchia raccolta
che quella rinnovata ed arricchita, pubblicata, quest’ultima,
dalla CEI, nel 2000; oltre ad alcune raccolte diocesane che in parte
recuperano materiale non inserito nel volume nazionale o ne producono
del nuovo, di proprio: Cantemus Domino, di Milano; Concordi
Laetitiae di Cremona; Cantiamo insieme di Modena, e altre.
Soprattutto ho considerato il volume “Nella Casa del Padre”,
probabilmente il più usato nelle parrocchie.
Le tonalità sono comprese facilmente in quelle disponibili
in mesotonia, qualche brano in si minore, non disponendo - in tono
medio - del La# per le cadenze principali, può essere trasposto
in la.
Le modulazioni sono quasi sempre raggiungibili.
Sono veramente pochi i brani per i quali non sono riuscito a trovare
altro aggiustamento che quello – sempre possibile – di
non toccare i tasti corrispondenti ai suoni più delicati.
Sottolineo anche questa possibilità: di fronte ad un accordo
la cui terza, per esempio, fosse non possibile, è prassi comune
eseguire solo la fondamentale e la quinta. Basterà –
se serve - aggiungere la settima minore, per avere comunque l’effetto
di settima di dominante (lo fanno a volte anche i classici, per altre
esigenze, in piena epoca classico-tonale).
Per rischiare di incorrere in tonalità veramente
insopportabili per l’orecchio, ci si dovrebbe cimentare in composizioni
inesistenti e ineseguibili per le normali assemblee liturgiche, e
per i gruppi di animazione che solitamente incontriamo nelle nostre
realtà parrocchiali.
Lo stesso si può dire per il coro quando questo esegua con
l’assemblea.
Se si sovrappone all’unisono bene, se si alterna in parti dell’ordinario
di messa scritte pensando alle potenzialità di una assemblea
liturgica, altrettanto bene. Se il coro si alterna con il popolo e
canta strofe armonizzate – spesso dei corali antichi –,
la datazione delle opere esclude ogni problema.
Mi è stato chiesto di fare qualche esempio.
Nel volume Nella Casa del Padre ho faticato a trovare brani
che richiedano aggiustamenti. Nella sezione dedicata all’ordinario,
dalla Messa Vaticano II, di L.Picchi, attraverso i vari Gloria
(Lecot ecc.), Santo (di vari autori) e Agnello di Dio,
normalmente in uso, non ci sono difficoltà di sorta.
Nei brani per il proprio, c’è un canto in uso durante
l’Avvento, il n°4 - Cieli e terra nuova- che, presentando
un accordo di Do# magg., dovrebbe essere adattato: il mi# non si tocca,
oppure si abbassa il canto di un tono, ed è anche più
comodo per l’assemblea.
C’è anche il caso contrario, di un brano dalla Deutsche
Messe di F.Schubert, che si sente spesso eseguito in una versione
testuale in italiano, con il titolo Salga a Te, Signore. La versione
originale in Sol magg. non presenta problemi. La trasposizione in
Fa Magg., pubblicata in alcune raccolte, - più adatta ad una
assemblea liturgica - presenta però l’inconveniente di
un reb, verso la fine della composizione. In questo caso l’ideale
sarebbe eseguire la versione originale del brano.
E’ superfluo proseguire con esempi particolari, ognuno - compreso
il meccanismo - può “esercitarsi” per proprio conto.
Diversamente accade invece per qualche brano più moderno, usato
soprattutto dai gruppi giovanili di animazione litrurgica (di vari
autori noti e di qualche pseudo-compositore, i cui brani non sarebbero
dovuti uscire dalle mura domestiche). Questi repertori costituiscono
un discorso a parte.
Molti brani hanno il malvezzo di dilungarsi in innumerevoli
ed inutili strofe, tutte uguali, con un unico tentativo di romperne
la monotonia: la trasposizione della stessa “solfa” in
tonalità diverse, sull’esempio di certa musica leggera
di basso profilo.
Le modulazioni continue non leniscono la sofferenza del sentire musiche
insipide, su testi inesauribili, purtroppo a volte discutibili anche
sul piano letterario e teologico, e possono – in effetti –
creare qualche problema di eseguibilità. E’ da dire,
però , che i ragazzi preferiscono accompagnare questi repertori
con la chitarra – dove viene loro concesso – e con tastiere
elettroniche di varia tipologia, non gradendo l’organo a canne
anche perché - normalmente – non lo sanno usare. Inoltre
invito tutti voi ad ascoltare il “temperamento” di più
chitarre accordate (si fa per dire!), da adolescenti lasciati musicalmente
allo sbando; con una tastiera elettronica che sembra possedere tutti
gli effetti più strani, meno quello di riprodurre un semplice
organo.
Vi assicuro che l’esperienza fa rimpiangere le opere più
dure del repertorio mesotonico antico.
Un piccolo approfondimento merita la Schola che
rappresenta l’assemblea e poi la edifica con legittime
esecuzioni proprie, per citare ancora Mons.Gandini.
I cori parrocchiali più esperti prediligono il repertorio antico
che – oltre ad essere stato composto nell’epoca della
mesotonia, e che quindi non ha problemi di tonalità impossibili,
– spesso viene eseguito (anche se erroneamente) senza accompagnamento.
L’unica raccomandazione che qui può essere fatta è
da un lato di utilizzare un adeguato accompagnamento strumentale,
perché filologicamente corretto, dall’altro di prestare
attenzione alle trascrizioni dalla notazione antica. Queste, se mal
fatte o vecchie, a volte – tra l’altro - trasportano i
brani in tonalità assurde per il coro, oltre che impraticate
all’epoca.
Alcune cappelle musicali (quante però in Italia?) praticano
il grande repertorio di musica sacra ancora riproponibile nella liturgia
post-conciliare, accollandosi il prezioso lavoro di tenere vivo quanto
i più grandi autori di musica sacra hanno saputo donare alla
Chiesa Universale con la loro opera. Oppure si cimentano nelle rare
e complesse composizioni di maestri viventi, che ancora cercano di
scrivere della grande musica sacra e per la liturgia.
Questi complessi, e le Basiliche presso cui operano, posseggono anche
organi corali, meno preziosi storicamente, ma che sono in grado di
reggere le complessità armoniche e le modulazioni delle grandi
opere corali. Non dimentichiamo – inoltre – che esistono
anche organi storici di epoche più vicine a noi, che sono stati
costruiti secondo i principi del temperamento equabile, e che vengono
abitualmente adoperati.
Io stesso con la Cappella Musicale del Duomo di Monza ho scandagliato
il repertorio dell’otto e novecento eseguibile in liturgia,
e devo dire che – pur utilizzando per l’accompagnamento
un organo corale, con temperamento inequabile, difficilmente ho avuto
problemi di ascoltabilità, in opere di Liszt, Rheinberger,
Bruckner e altri autori romantici. Così come per autori del
novecento storico.
L’ultima parola vuole essere di incoraggiamento,
perché i musicisti che operano al servizio della liturgia si
dotino della competenza e affinino la propria sensibilità per
poter appieno gustare queste preziose testimonianze di bellezza
che organari e compositori ci hanno lasciato.
Come scrive Giovanni Paolo II, nella Lettera agli artisti,
il giorno di Pasqua del 1999, …”in questo spirito di
profonda stima per la bellezza, la Costituzione sulla Sacra Liturgia
Sacrosanctum Concilium aveva ricordato la storica amicizia
della Chiesa per l’arte, e parlando più specificamente
dell’arte sacra…… non aveva esitato a considerare
‘nobile ministero’ quello degli artisti quando
le loro opere sono capaci di riflettere……l’infinita
bellezza di Dio”.
“La bellezza è cifra del mistero e richiama al trascendente.
E’ invito a gustare la vita e a sognare il futuro. Per questo
la bellezza delle cose create non può appagare, e suscita quell’arcana
nostalgia di Dio che un innamorato del bello come Sant’Agostino
ha saputo interpretare con accenti ineguagliabili :’Tardi
ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi di ho amato!’”.
Giovanni Barzaghi
"Organi storici e
temperamento nella liturgia attuale"
Edoardo Bellotti
Organista - Docente di Organo Liturgico all'Università di
Trossingen
1. Premesse
Le brevi riflessioni qui proposte, derivanti da
oltre vent’anni di esperienza diretta come organista, maestro
di cappella, insegnante di organo liturgico in Italia e all’estero,
intendono affrontare il problema del temperamento degli organi antichi
in relazione al loro impiego nella liturgia attuale.
La questione degli strumenti di nuova costruzione,
delle nuove filosofie costruttive – organo moderno, organo replica,
organo neo-barocco – esula perciò completamente dal presente
contesto.
Il problema dell’organo antico si pone in
modo evidente allorché ci si trova di fronte a strumenti con
temperamento mestonico, 1⁄4 di comma o modificato, in parole
più semplici, a strumenti con i quali non è possibile
spaziare lungo l’intero circolo delle tonalità (come
nel moderno temperamento equabile), ma in un ambito più ristretto,
che va da 2 – 3 bemolli a 2 – 3 diesis in chiave.
La domanda qui posta è se questi strumenti
possano essere adeguatamente utilizzati nell’attuale liturgia
o no.
Pochi anni or sono un organaro italiano mi raccontava
che nella splendida Basilica di Collemaggio a L’Aquila, durante
la celebrazione della messa un religioso accompagnava i canti con
un orribile pianola elettronica. Notando la presenza nella chiesa,
proprio di fianco all’altare, di uno stupendo organo seicentesco
(recentemente restaurato), dopo la messa l’organaro aveva chiesto
al frate come mai non avesse suonato quell’organo invece della
pianola. La risposta del frate fu: l’organo antico bva bene
solo per i concerti, questo invece è liturgico.
Gli strumenti antichi vanno dunque considerati pezzi da museo, utilizzabili
nel migliore dei casi per concerti, ma assolutamente inadatti a svolgere
la funzione per cui sono stati costruiti, cioè la liturgia?
2. L’organo, strumento liturgico
“Sarà dunque figliuolo mio il primo
aviso & avvertimento l’arricordarsi che gli organi sono
fatti per servir nella Chiesa, che è casa di Dio; […]
l’organista è a guisa di Chierico che risponde al Sacerdote
celebrante, e perciò deve usar diligenza, come s’è
detto di risponder a proposito, imitando il canto fermo o figurato,
come si ricerca a giudicioso e perito Organista, cercando di non esser
né troppo lungo né troppo breve, ma per quel tempo che
solo conviene alle risposte delle parole, o versi longhi o brevi”.
Le parole di Costanzo Antegnati, tratte dall’Arte Organica,
Brescia, 1607, definiscono in modo chiaro il ruolo e la funzione dell’organo
e dell’organista, entrambi inequivocabilmente legati alla Chiesa
ed alla Liturgia. Gli organi nelle chiese sono, ieri come oggi, parte
integrante dell’arredo sacro nonché della liturgia: separarti
da questo contesto perdono di significato, come perde di significato
qualunque composizione musicale nata con e per la liturgia.
Ma che cosa chiede oggi la liturgia all’organo?
Tutti conoscono quanto il Concilio Vaticano Secondo ha detto a proposito
della musica sacra e dell’organo nella costituzione sulla Liturgia
Sacrosanctum Concilium: cito brevemente i n.112 e 120:
“La tradizione musicale della Chiesa costituisce un patrimonio
di inestimabile valore, che eccelle tra le altre espressioni dell'arte,
specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è
parte necessaria ed integrante della liturgia solenne”. (112)
“Nella Chiesa latina si abbia in grande onore
l’organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono
è in grado di aggiungere una notevole grandiosa solennità
alle cerimonie della Chiesa e di elevare potentemente gli animi a
Dio e alle cose celesti” (120)
Dalla fine del concilio ad oggi molti sono i documenti che, a diverso
titolo, si sono occupati della Liturgia e della Musica sacra. Tra
essi propongo due brevi citazioni:
1) Nella lettera della Congregazione per il Culto Divino del 5 novembre
1987, che si occupa del problema dei concerti nelle chiese, a proposito
dell’organo, si legge:
“Nel passato l’organo sostituiva la partecipazione attiva
dei fedeli e riempiva l’assenza di chi era spesso muto ed inerte
spettatore della celebrazione. Oggi l’organo accompagna i canti
sacri dell’assemblea e della schola durante le celebrazioni.
È sommamente importante che in tutte le chiese, ma specialmente
in quelle puù insigni non manchino musicisti competenti e strumenti
musicali di qualità. Si abbia cura in particolare degli organi
di epoche passate, ma sempre pregevoli per le loro caratteristiche”
2) Nell’istruzione Musicam sacram, che nel 1967 intendeva
attualizzare gli orientamenti espressi dal Concilio, al capitolo VIII
si legge: “Nelle messe cantate o lette si può suonare
l’organo per accompagnare il canto dei fedeli e della schola
od anche da solo prima che il sacerdote si rechi all’altare,
all’offertorio, alla comunione e al termine della Messa”.
Da questa breve scorsa dei documenti ecclesiali si evince che
la funzione dell’organo richiesta dalla liturgia attuale può
essere ricondotta a tre aspetti:
1) L’accompagnamento del canto dell’assemblea
2) L’accompagnamento della schola
3) L’esecuzione di brani solistici in alcuni
momenti del rito
Torniamo alla domanda d’inizio: gli organi
storici con temperamento mesotonico possono adeguatamente adempiere
a questa triplice funzione, cioè accompagnare il canto dell’assemblea,
quello della schola e suonare brani da soli?
Per quanto riguarda l’ultimo aspetto, penso
non ci sia difficoltà a dare risposta affermativa: l’organista
è in grado di capire che su uno strumento con temperamento
mesotonico non potrà eseguire Messiaen o Franck, ma piuttosto
altre pagine ugualmente liturgiche scelte in oltre tre secoli di letteratura
organistica.
Per quanto riguarda l’accompagnamento della
schola va sottolineato come la liturgia non chieda alla schola di
eseguire Perosi o Bach, Mozart o Palestrina: il direttore opterà
per una scelta di brani che ben si adattano ad essere accompagnati
da uno strumento con temperamento mesotonico, avendo a disposizione
anche in questo caso ben tre secoli di letteratura e senza contare
che anche molti brani contemporanei opportunamente scelti nelle tonalità
adeguate possono essere eseguiti con l’accompagnamento di uno
strumento mesotonico.
Da ultimo rimane l’accompagnamento del canto
assembleare, aspetto fondamentale perché legato alla partecipazione
attiva dei fedeli che il concilio ha rivalutato e promosso.
Credo che la questione debba essere posta nei termini seguenti: quali
canti scegliere per l’assemblea? La liturgia sottolinea ripetutamente
che non si canta “nella messa” ma si deve cantare “la
messa”; in altre parole la partecipazione dell’assemblea
non consiste nell’esecuzione di qualche canto infilato a caso
in alcuni momenti del rito e scelto sulla base dei gusti della medesima,
del sacerdote celebrante o del direttore del coro, ma in primo luogo
nel cantare i testi della Messa, come l’Ordinario (Kyrie, Gloria,
Sanctus, Agnus Dei), l’acclamazione al vangelo, il ritornello
del salmo responsoriale, le risposte al celebrante (queste ultime
di norma non vanno accompagnate dall’organo). È noto
che per far cantare l’assemblea occorre proporre melodie semplici,
facilmente orecchiabili, evitando brani atonali, con frequenti e difficli
modulazioni o ritmicamente complessi.
Le melodie degli antichi corali in lingua tedesca o francese (molti
dei quali tradotti in italiano), i canti popolari nonché i
nuovi canti liturgici composti da musicisti che sanno combinare felicemente
la tradizione antica alla semplicità, possono venire accompagnati
senza problemi anche da un organo mesotonico trasportando i brani,
se necessario, nelle tonalità più adeguate all’organo
e all’assemblea.
Personalmente ho avuto a disposzione per diversi
anni nella cattedrale di Pavia, essendo inutilizzabile il grande strumento
elettrico a tre manuali, solo un positivo di scuola napoletana con
temperamento mesotonico: non ho mai avuto difficoltà sul piano
liturgico sia nell’accompagnamento dell’assemblea che
in quello della schola. Certo, si trattava di scegliere il repertorio
in modo oculato: ma, ribadisco ancora una volta, la liturgia non richiede
all’organista di eseguire Perosi o Frescobaldi, Mozart o Palestrina,
Orlando di Lasso o Vittadini, ma di accompagnare dignitosamente il
canto dell’assemblea e, quando suona da solo, aiutare l’assemblea
ad entrare nell’atmosfera della celebrazione, cosa che gli organisti
del passato hanno tra l’altro sempre egregiamente fatto non
eseguendo partiture scritte ma improvvisando.
3. Conclusione
Gli antichi organi – un patrimonio che
nella nostra penisola è quantitativamente e qualitativamente
enorme – anche quelli con temperamento mesotonico, sono in grado
ancora oggi di svolgere pienamente la loro funzione liturgica: all’organista
è affidata la responsabilità di saper scegliere il repertorio
più idoneo.
Ma vorrei dire di più: gli accordi con la terza pura –
tipici del temperamento mesotonico – sono in grado con la loro
fermezza di sostenere l’intonazione dell’assemblea e della
schola molto più dell’accordatura equabile. Anche per
questo motivo troviamo in tutta Europa organi del secolo XVIII intonati
ancora con il temperamento mesotonico: cito, tra i più famosi,
gli organi di St. Urban in Svizzera (Josef, Bossard, 1721) e di Maihingen
in Germania (Johann Martin Baumeister (1737). Ma gli organari italiani
ancora nell’ottocento – quando il canto popolare accompagnato
dall’organo cominciava ad estendersi dalle celebrazioni devozionali
alla liturgia ufficiale – accordavano in questo modo parecchi
nuovi strumenti.
Il problema fondamentale nella chiesa italiana attuale
non è perciò rappresentato dall’organo, ma dalla
formazione musicale e liturgica dell’organista. In Germania,
dove insegno, ci sono specifiche cattedre di musica liturgica –
cattolica e protestante – per formare gli organisti e i direttori
di coro che, solo dopo aver ottenuto il diploma, possono concorrere
per un posto ufficiale presso una chiesa.
In Italia stiamo pagando ancora oggi – e non solo in campo musicale
– il fossato tra cultura religiosa e cultura laica scavato dalla
particolare situazione politica post-risorgimentale: in campo musicale
tuttavia sono molte e promettenti le iniziative nate negli ultimi
anni per una riqualificazione della cultura musicale e liturgica e
per la formazione degli organisti.
Mi piace concludere ritornando alla citazione di
Costanzo Antegnati che definiva l’organista “a guisa di
chierico che risponde al sacerdote celebrante”. Oggi l’organista
non è un chierico ma svolge, secondo la teologia liturgica,
un vero e proprio compito “ministeriale” che richiede
preparazione, competenza e dedizione. Solo in questo modo l’organo,
anche quello a temperamento mesotonico, può essere adeguatamente
valorizzato sia all’interno della liturgia - suo luogo specifico
– sia mediante adeguate iniziative culturali come meditazioni
musicali, concerti e attività didattiche che concorrono alla
sua valorizzazione e fruizione da parte di un pubblico sempre più
vasto.
Edoardo Bellotti
"Esperienze di ricostruzione
di cantorie e di impiego liturgico di organi storici"
Paolo Tollari
Restauratore a Fossa di Concordia
Iscrizione al Convegno e
prenotazione del pranzo: Segreteria Parrocchiale di Mirandola
tel. 0535 21018 (ore 9.00-12.00)
ANNA
SIMBOLI, dopo il diploma in Canto Lirico e Canto Didattico al Conservatorio
"A. Boito" di Parma e in Musica Vocale da Camera al Conservatorio
"L. Cherubini" di Firenze, si perfeziona nel repertorio liederistico
con Liliana Poli e Leonardo De Lisi e in quello operistico con William
Matteuzzi. Apprezzata interprete del repertorio barocco e classico,
svolge un'intensa attività concertistica come solista, in formazioni
da camera e in ruoli operistici, in Italia e all'estero, sotto la direzione
di Alessandrini (Concerto Italiano), Fasolis (RTSI Lugano), Savall,
Dickey (Concerto Palatino), Gester, Clemencic, Jarvi (Orchestra della
Rai di Torino), Lombard, King, Corboz, Bressan, Savall, Robertson, Gabbiani,
Moi (Accademia degli Invaghiti), Albarello (Ensemble Cantilena Antiqua).
Il suo repertorio spazia da Monteverdi, Haendel, Vivaldi, Bach, Mozart
fino a quello romantico e contemporaneo. Ha cantato nei principali teatri
italiani, europei e americani fra cui Teatro Còlon di Buenos
Aires, Teatro Municipal a San Paolo del Brasile, Citè de la Musique
di Parigi, Vredenburg di Utrecht, Queen Elisabeth Hall di Londra, Lingotto
di Torino, Teatro alla Scala di Milano. Ha partecipato alle prestigiose
rassegne Festival de St. Denis di Parigi, Biennale d'Art Vocal di Parigi,
Festival La chaise Dieux in Francia, Festival de Radio France a Montpellier,
Art baroques en Provence ad Avignone, Festival Sinfonia di Perigord,
Festival di Ambronay, Innsbrucker Festwochen, Festival van Vlaanderen
a Brugge. Ha inciso per Naxos, Opus 111, Tactus, Cantus, Arts, Symphonia,
Stradivarius, Amadeus. Ha registrato per le emittenti radio e televisive
RAI Radio3, RTSI Svizzera Italiana, ORF Austria, VTL Belgio, RN Olanda.
FRANCESCO
MOI completa gli studi musicali ai Conservatori di Musica di Mantova
e di Firenze, diplomandosi in Pianoforte, Organo e Clavicembalo cum
laude, parallelamente al conseguimento della maturità classica.
Studia con Alessandrini, Christensen e Vartolo; frequenta diversi corsi
di perfezionamento in Italia e all'estero. Svolge attività concertistica
come clavicembalista, organista e direttore di musica antica; come pianista
e fortepianista si è specializzato nel repertorio cameristico
ed in particolare in quello liederistico romantico con Poli e De Lisi,
diplomandosi con lode in Musica Vocale da Camera presso il Conservatorio
di Firenze. Ha allestito diversi programmi monografici comprendenti
cicli liederistici in duo e con quartetto vocale; ha collaborato in
qualità di clavicembalista e pianista con alcuni teatri, soprattutto
all'estero, per la realizzazione di opere e oratori di Monteverdi, Haendel,
Scarlatti, Bach, Vivaldi, Cesti, Cavalli, Porpora, Mozart, Haydn e Rossini.
Ha registrato per Opus 111, Naive, Chandos, Naxos, Tactus, Stradivarius,
Bongiovanni, MCV e per le emittenti Radio Classique, France Musique,
RTSI e RAI. Nel 1996 fonda a Mantova l' Accademia degli Invaghiti, ensemble
vocale-strumentale ad organico variabile per la valorizzazione del patrimonio
musicale mantovano legato alla committenza dei Gonzaga. Il gruppo affianca
all'attività concertistica e discografica un costante lavoro
di ricerca musicologica sulle fonti musicali e su repertori inediti.
Le incisioni discografiche dedicate a Marcello, Cazzati e Bellinzani
sono state segnalate dalle più qualificate riviste specializzate.
L'Accademia si articola in tre organici: ensemble vocale, gruppo strumentale
e orchestra barocca.
Lunedì 16 maggio 2005
ore 21.00 Concerto
Anna Simboli -
soprano
Francesco Moi - organo
Girolamo FRESCOBALDI (1583
- 1643)
Toccata I (II Libro
di Toccate - 1627)
Giovanni DE MACQUE (ca.
1550 - 1614)
Canzon francese
Claudio MONTEVERDI (1567
- 1643)
Jubilet
Bernardo PASQUINI (1637
- 1710)
Passacaglia
Maurizio CAZZATI (1620
- 1677)
Salve Regina
Giovanni GRECO (XVII
sec.)
Pastorale
Giovanni BATTISTA BASSANI
(ca. 1650 - 1716)
Nascere dive puellule
Giovanni BATTISTA FERRINI
(XVI sec.)
Aria di Fiorenza
variata
Giovanni LEGRENZI (1626
- 1690)
O dilectissime Jesu
Dietrich BUXTEHUDE (1637
- 1707)
Preludio e Fuga BuxWV
163
Maurizio CAZZATI
Regina Coeli
FABIO CODELUPPI consegue
nel 1988 il diploma di tromba presso l'Istituto musicale pareggiato
"Achille Peri" di Reggio Emilia. In seguito collabora principalmente
con l'Orchestra Sinfonica dell'Emilia-Romagna "Arturo Toscanini",
partecipando a numerose produzioni liriche, sinfoniche e cameristiche
sotto la guida di prestigiosi maestri, quali Daniel Oren, Hubert Soudant,
Rudolf Barshai, Vladimir Delman, Gianandrea Gavazzeni, Peter Maag, Peter
Schneider e Franz Bruggen. Successivamente prende parte ad alcune produzioni
sinfoniche delle orchestre del Teatro "Carlo Felice" di Genova,
del Teatro Regio di Torino, della Radio Svizzera Italiana di Lugano,
della RAI di Torino, del Teatro alla Scala di Milano e alle produzioni
liriche estive dell'Arena di Verona. Di recente ha preso parte, in Italia
e all'estero, ai concerti della Filarmonica Toscanini ed attualmente
suona con l'orchestra del Teatro Regio di Parma. Con il gruppo Accademia
Ottoni nel 1990 vince il II Concorso Nazionale per Strumenti a Fiato
"Città di Genova". Dal 1996 prende parte, anche in
veste di solista, a numerosi concerti con diverse formazioni, quali
l'ensemble "Edgar Varèse", I Solisti Veneti, l'Orchestra
da Camera di Mantova, i Solisti di Mosca e il quintetto Cammerton per
il quale cura tutti gli arrangiamenti e le trascrizioni. Nel 2000 e
2001 ha ricoperto il ruolo di prima tromba dell'Orchestra Filarmonica
Veneta "Gian Francesco Malipiero" di Treviso. Dal 1996 è
direttore della Coffee Band di Sant'Ilario d'Enza (Reggio Emilia).
SAURO RODOLFI
ha conseguito i diplomi di organo e composizione organistica, musica
corale e direzione di coro presso i Conservatori di musica di Parma
e Bologna. Borsista presso la Accademia internazionale di musica di
Esztergom (Ungheria), ha partecipato a molti corsi di perfezionamento
promossi da prestigiose istituzioni musicali, come la pistoiese Accademia
di musica italiana per organo o la Accademia internazionale di musica
di Innsbruck (Austria). Laureato in musicologia presso l'Università
degli Studi di Pavia-Cremona, ha pubblicato numerosi studi sulla storia
degli strumenti musicali, con particolare attenzione a campane e organi
del territorio reggiano. I suoi interessi musicologici si affiancano
all'attività didattica (al Conservatorio di musica di Parma)
e artistica (concerti, registrazioni radiofoniche, collaborazioni con
Teatri o Fondazioni Musicali, ecc.). E' titolare dello storico organo
della basilica collegiata e concattedrale di San Prospero in Reggio
Emilia.
Venerdì 20 maggio
2005
ore 21.00 Concerto
Fabio Codeluppi
- tromba
Sauro Rodolfi - organo
Bernardo PASQUINI (1637
- 1710)
Toccata e ricercare
in Sol minore
Canzona in Do maggiore
Giovanni BONAVENTURA VIVIANI
(1638 - post 1692)
Sonata per tromba e
organo
Johann PACHELBEL (1653
- 1706)
Toccata e fuga in Sol
minore
Partita sul corale Werde munter mein Gemute
Giuseppe TORELLI (1650
- 1708)
Sonata in Re maggiore
per tromba e organo
(allegro - adagio - allegro)
Bonifazio ASIOLI (1769
- 1832)
Sinfonia campestre
in sol maggiore
Christian GOTTHILF TAG
(1735 - 1811)
tre preludi-corali
per tromba e organo:
Nun danket alle Gott
Befiehl du deine Wege
Ein Lammlein geht
Gioachino ROSSINI (1792
- 1868)
Sinfonia in Re maggiore
per orchestra
(trascrizione per organo di Sauro Rodolfi)
Gunther MARKS (1897 -
1978)
Tre pezzi per tromba
e organo
LUIGI FERDINANDO TAGLIAVINI
è nato a Bologna nel 1929, dove ha studiato pianoforte con Napoleone
Fanti, organo con Ireneo Fuser e composizione con Riccardo Nielsen,
per poi concludere la sua formazione organistica a Parigi con Marcel
Duprè. Laureatosi a Padova con una tesi sui testi delle cantate
sacre di J. S. Bach (successivamente pubblicata), in breve volgere di
anni è divenuto uno degli organisti e clavicembalisti di fama
internazionale e uno dei maestri - assieme a
Marie-Claire Alain, Gustav Leonhardt e Anton Heiller - delle nuove generazioni
di interpreti che numerosi si sono formati ai corsi delle accademie
di Haarlem, Innsbruck (Ambras) e Pistoia.
All'attività di musicista unisce quella di studioso e di docente
di musicologia all'università di Friburgo (Svizzera), dal 1965
al 2000); ha al suo attivo oltre 200 pubblicazioni, tra le quali spiccano
le edizioni critiche di opere di W. A. Mozart (Ascanio in Alba, Mitridate
re di Ponto, Betulia liberata) e delle composizioni organo-cembalistiche
di D. Zipoli. In Italia è stato l'iniziatore del movimento di
riscoperta degli organi antichi, al restauro dei quali dedica da decenni
le sue migliori energie di studioso e di interprete. Gli si deve anche
la progettazione di importanti organi nuovi, tra i quali i due recentissimi
di stile italiano del Duomo di Salisburgo. Con impegno e pazienza ha
formato la più importante collezione privata di spinette e clavicembali
italiani oggi esistente, esposta al pubblico bolognese nel 1986/87 e
accompagnata da un memorabile catalogo. Ha ricevuto numerosi premi e
riconoscimenti - anche per la sua attività discografica - nazionali
ed internazionali; al compimento del 65° anno di età, amici,
colleghi e discepoli hanno voluto onorare il suo duplice magistero "prattico
& specolativo" con una prestigiosa raccolta di scritti intitolata
Musicus Perfectus. Un'altra - Fiori musicologici - gli è stata
offerta al momento del congedo dalla cattedra friburghese. Nel 1996
l'Università di Edimburgo e nel 1999 quella di Bologna gli hanno
conferito il dottorato honoris causa in musica.
LIUWE TAMMINGA,
nato in Frisia (Olanda), ha studiato organo e composizione ai Conservatori
di Musica di Groninga e Parigi, dove ha studiato con Wim van Beek, Jean
Langlais e Andrè Isoir, ottenendo il Premier Prix e il Prix d'Excellence.
Nel 1980 ha vinto il concorso d'improvvisazione d'Olanda. Vive a Bologna
dove si è specializzato sulla letteratura italiana per organo
con Luigi Ferdinando Tagliavini. In seguito al restauro degli storici
organi di San Petronio è stato nominato organista della Basilica.
In questa sede ha registrato, anche assieme aTagliavini, diversi dischi
dedicati ad autori fiamminghi ed italiani che hanno ottenuto premi internazionali.
Liuwe Tamminga suona con l'Orchestra del Settecento, diretta da Frans
Bruggen, il Royal Concertgebouw Orchestra ed il Concerto Palatino; con
tali formazioni ha registrato numerosi dischi per le case discografiche
Philips, Harmonia Mundi e Naxos. Dal 1996 incide per l'etichetta Accent.
Ha pubblicato musiche per due organi per la casa Doblinger di Vienna,
Musica Nova, opere di Giovanni de Macque e Palestrina per l'editore
Andromeda, e ricercari di Jacques Buus per l'editore Forni. La sua intensa
attività concertistica l'ha portato in tutta Europa, negli Stati
Uniti e in Giappone. Nel 2001 ha tenuto un corso di interpretazione
organistica al Conservatorio di Musica di Parma, nel 2002 ha insegnato
alla prestigiosa Accademia d'Organo di Haarlem e nel 2005 tiene un corso
superiore d'improvvisazione al Conservatorio di Mantova.
Venerdì 27 maggio
2005
ore 21.00 Concerto
Luigi Ferdinando Tagliavini
- organo "maggiore"
Liuwe Tamminga - organo "positivo"
Bernardo PASQUINI (1637
- 1710)
Toccata in Re minore
Variazioni in Sol minore
Pastorale in Sol maggiore
Sonata in Do maggiore (da Arresti, Sonate da Organo, Bologna
ca.1697)
[LFT]
Michele GIUSTINIANI (XVII
sec.)
Sonata (da Arresti, Sonate
da Organo) [LT]
Giovanni Paolo COLONNA
(1637 - 1695)
Sonata (da Arresti, Sonate
da Organo) [LT]
Adriano BANCHIERI (1568
-1634)
Canzon francese a 4 L'Organistina
Bella, In Eccho (1596)
Sonata in dialogo (L'organo suonarino, op. 13, 1605), intavolata
per due
organi.
Orlando DI LASSO (1532
- 1594)
Madrigale O là,
o che bon eccho a 8 (1581), intavolato per due organi.
Giovanni Battista BASSANI
(ca. 1650 - 1716)
Sonata (da Arresti,
Sonate da Organo) [LFT]
Giovanni Battista GRILLO
(XVII sec.)
Canzon in Ecco a
8 (1618), intavolata per due organi.
Giovanni Battista BASSANI
Per l'Elevazione
[LT]
Giuseppe TORELLI (1658
- 1709)
Concerto op. 8 nr.
7 Allegro (Bologna 1709)
appropriato all'organo da J. G. Walther [LT]
Gaetano PIAZZA (XVIII
sec.)
Sonata a due organi
Georg Friedrich HAENDEL
(1685 - 1759)
Ouverture in Sol minore,
dal Flavio (HWV 4563)
Concerto in Sol (HWV 580 & 487)
Larghetto (elaborazione del Preludio d'una Sonata sconosciuta
per
strumento solista e basso continuo)
Allegro (trascrizione della Sinfonia del terzo atto, scena
IV, di Scipione)
Andante (dal secondo movimento del Concerto grosso op. III
n°4) [LFT]

organo positivo
sommario
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